Mostra: Giulio Turcato, colori mai visti
Dal 2 luglio al 3 ottobre, il Castello di Santa Severa, spazio della Regione Lazio gestito dalla società regionale LAZIOcrea in collaborazione con il Comune di Santa Marinella, ospita la mostra Giulio Turcato. Colori mai visti, a cura di Silvia Pegoraro, un progetto della Galleria d’Arte Marchetti di Roma con l’Archivio dell’opera di Giulio Turcato, promosso dalla Regione con l’organizzazione di LAZIOcrea.
La mostra approda al Castello ampliata e arricchita di opere di notevole importanza storica e di grande impatto visivo, tra cui Rivolta del 1949, il Deserto dei Tartari del 1956 e Tranquillanti per il mondo del 1961. In esposizione 30 dipinti, a delineare un percorso lungo la parabola creativa dell’artista fra i più significativi interpreti dell’astrattismo europeo e uno dei più importanti esponenti dell’avanguardia postbellica italiana: dalla figurazione stilizzante dei Comizi e delle “Venezie”, all’astrazione “informale” dei Reticoli e dei Desertici, dalla geniale creazione delle Superfici lunari, alla giocosa “cartografia” di Itinerari e Arcipelaghi, fino al sontuoso e sensuale luminismo dei Cangianti. Apre il percorso l’opera cronologicamente più precoce presente nell’Archivio Turcato: l’inedito dipinto bifronte del 1928-1930, su un lato del quale un giovanissimo Giulio Turcato dipinge un Interno, e sull’altro un Porto. A concludere il percorso, l’ultima opera pittorica di Turcato: Dune, del 1992, che con la sua straordinaria qualità e raffinatezza testimonia la forza creativa conservata dall’artista fino ai suoi ultimi anni.
La mostra costituisce un affascinante viaggio lungo tutto il percorso artistico di Turcato che ci svela la freschezza e l’inesauribile curiosità del suo spirito di ricerca, quella sorta di nomadismo interiore che lo stesso artista ha descritto in un passo del suo scritto Autoritratto (1981): Mi piace camminare in mezzo alla gente, e tutto quello che succede è il mio programma.
Turcato ha arricchito il ‘900 artistico del proprio inimitabile linguaggio, trovando nella forma-colore la ragione di una ricerca inesausta, di una sperimentazione durata sino ai suoi ultimissimi anni di vita. Ha fatto della sua arte un codice per interpretare il mondo in tutti i suoi aspetti, dalla biologia all’entomologia, dalla fisica all’astronomia. Il suo spirito di esplorazione intellettuale gli ha permesso di conseguire una cifra espressiva unica e inconfondibile nel panorama dell’arte moderna e contemporanea, sempre seguendo il suo vero demone, il colore. Come scrive lo stesso artista, nel 1977: I colori sono la nostra libertà/ investono la materia e la trasformano/ la nostra fantasia è realtà nuova.